Normativa settore tessile

Normativa per il settore tessile e i rifiuti tessili: l’introduzione di una regolamentazione

I numeri del settore tessile

Il settore tessile rappresenta una delle industrie più grandi e influenti al mondo, sia dal punto di vista economico che sociale.

La produzione mondiale di prodotti tessili è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63 % entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate nel 2030.

Tuttavia, attualmente, in Europa, oltre il 78% dei rifiuti tessili viene avviato in discarica o è destinato alla termovalorizzazione (circa 5,6 milioni di tonnellate).

Da qui la necessità di una regolamentazione specifica che contribuisca a rendere più sostenibile il settore considerando l’intero ciclo di vita dei prodotti tessili, dalla loro creazione alla gestione del loro riciclo.

Impatto ambientale dei rifiuti tessili

Nell’Unione Europea il consumo di prodotti tessili, per la maggior parte importati, rappresenta attualmente in media il quarto maggiore impatto negativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici e il terzo per quanto riguarda l’uso dell’acqua e del suolo dalla prospettiva globale del ciclo di vita.

La domanda crescente di prodotti tessili alimenta l’uso inefficiente di risorse non rinnovabili, compresa la produzione di fibre sintetiche a partire da combustibili fossili.

Questi impatti negativi nascono da un modello lineare caratterizzato da tassi ridotti di utilizzo, riutilizzo, riparazione e riciclaggio fibre-to-fibre (a ciclo chiuso) dei tessili e che spesso non considera la qualità, la durabilità e la riciclabilità delle priorità nella progettazione e la confezione dei capi di abbigliamento.

La dispersione di microplastiche dai tessili sintetici e dalle calzature durante tutte le fasi del loro ciclo di vita incrementa ulteriormente l’impatto ambientale del settore.

Necessità di una normativa per il settore tessile

La crescente emergenza ambientale legata ai rifiuti tessili ha reso imprescindibile l’introduzione di normative specifiche che non solo potrebbero ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti tessili, ma potrebbero anche stimolare innovazioni, promuovere pratiche di economia circolare e ridurre la produzione di rifiuti attraverso il design per la sostenibilità.

Inoltre, le leggi potrebbero incentivare i consumatori a fare scelte più consapevoli, incoraggiando la riparazione e il riutilizzo dei capi di abbigliamento anziché il ricorso all’acquisto di nuovi capi.

Se ben progettate, le normative potrebbero anche garantire che le aziende siano responsabilizzate per la gestione dei rifiuti tessili derivanti dalla produzione, riducendo al contempo i costi per i consumatori e migliorando la qualità complessiva dei prodotti.

 

Il Modello EPR: come funziona il sistema?

La responsabilizzazione delle aziende si traduce nel cosiddetto principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), ovverochi inquina paga.

I Produttori diventano quindi responsabili per la gestione del fine vita del prodotto immesso sul mercato.

Obiettivi:

  • incentivare la produzione di prodotti più «sostenibili»
  • allungarne il ciclo di vita
  • massimizzare il riciclo
  • diminuire la dipendenza dall’approvvigionamento di nuove risorse

In breve, gli attori coinvolti ed obbligati si associano ad un Consorzio che li supporta nell’adempimento dei loro obblighi di conformità alla normativa ambientale, gestendo la raccolta e il riciclo dei rifiuti tessili, al quale corrispondono un contributo ambientale per i prodotti immessi nel mercato nazionale.

 

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