Quali sono le novità del settore tessile?
Il 5 luglio 2023 è stata pubblicata una proposta di aggiornamento della direttiva rifiuti presentata dalla Commissione Europea che determinerà, in Italia, uno slittamento dell’uscita del decreto relativo alla gestione degli obblighi in capo ai Produttori del settore tessile.
Come già avviene in altri ambiti, quali quello delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e delle Pile e Accumulatori, anche per il settore tessile, la nuova normativa europea impone, secondo il principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) ai soggetti della filiera dei prodotti tessili che producono e immettono sul mercato le categorie di prodotti finiti di abbigliamento, calzature, accessori, pelletteria e tessili per la casa, di farsi carico del finanziamento e della organizzazione della raccolta, dell’avvio a preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti derivanti dai prodotti tessili.
Già all’interno del “Pacchetto Economia Circolare”, adottato dall’Unione Europea a luglio 2018, si accennava alla volontà di rafforzare il sistema di responsabilità estesa del produttore e definire le modalità di recupero di alcune categorie di rifiuti particolari, tra cui quelli tessili.
In particolare, rispetto agli altri paesi europei, l’Italia è molto avanti in termini di applicazione concreta di quanto previsto dal Pacchetto: l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili è infatti già in vigore da inizio anno, anticipando i tempi stabiliti dall’UE, che ne prevede l’introduzione dal 2025, ed esistono già Decreti e Regolamenti in merito alla Responsabilità Estesa del Produttore.
Perché è necessaria una disciplina EPR?
- La produzione mondiale di prodotti tessili è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63 % entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate nel 2030.
- Nell’Unione europea il consumo di prodotti tessili, per la maggior parte importati, rappresenta attualmente in media il quarto maggiore impatto negativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici e il terzo per quanto riguarda l’uso dell’acqua e del suolo dalla prospettiva globale del ciclo di vita.
- Ogni anno nell’UE vengono buttate 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, ossia circa 11 kg a persona, e a livello mondiale, ogni secondo l’equivalente di un camion carico di materiali tessili è collocato in discarica o incenerito.
- L’abbigliamento rappresenta la quota maggiore del consumo di prodotti tessili dell’UE (81 %).
- La tendenza nota come “fast fashion” o “moda rapida” – spinge i consumatori a comprare capi di abbigliamento di qualità inferiore e prezzi più bassi, prodotti rapidamente in risposta alla moda del momento. La domanda crescente di prodotti tessili alimenta l’uso inefficiente di risorse non rinnovabili, compresa la produzione di fibre sintetiche a partire da combustibili fossili.
- Questi impatti negativi nascono da un modello lineare caratterizzato da tassi ridotti di utilizzo, riutilizzo, riparazione e riciclaggio fibre-to-fibre (a ciclo chiuso) dei tessili e che spesso non considera la qualità, la durabilità e la riciclabilità delle priorità nella progettazione e la confezione dei capi di abbigliamento. La dispersione di microplastiche dai tessili sintetici e dalle calzature durante tutte le fasi del loro ciclo di vita incrementa ulteriormente l’impatto ambientale del settore.
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